“Un fiore non pensa di competere con il fiore accanto semplicemente fiorisce.” Zen
Urayamashii「羨ましい」” come ti invidio!” mi disse un giorno la commessa in uno dei negozi di cui curavo l’allestimento quando lavoravo a Tokyo dieci anni fa. Mi guardava le ciglia e diceva che mi invidiava molto perché anche lei le avrebbe volute così lunghe. In realtà le mie non sono lunghe - proprio per niente! - ma rispetto allo standard delle ragazze giapponesi che hanno una conformazione degli occhi strutturalmente diversa dalla nostra si nota la differenza. Ogni volta che me lo diceva io le rispondevo che le invidiavo i suoi bellissimi occhi a mandorla e i suoi folti e spessi capelli neri, come a ricordarle quanta bellezza avesse invece dalla mia prospettiva occidentale. Facendo un po’ di ricerca per questa newsletter ho scoperto che ci sono più parole che indicano l’invidia in lingua giapponese e devo ammettere che mi sono anche un po’ stupita perché non me l’aspettavo.
In giapponese la parola invidia si traduce generalmente in netami 妬み. Il carattere di questa parola si forma unendo i caratteri di donna 女 e di pietra 石. C’è poi un’altra parola shitto 嫉妬 in cui il carattere di donna si raddoppia e il cui significato è in realtà più vicino a quello della gelosia ed infine una terza, la più interessante a mio avviso: senbō 羨望. La prima parte di questa parola ( 羨 ) l’abbiamo conosciuta nell’aggettivo invidioso che in un’altra declinazione diventa anche verbo, mentre la seconda parte del carattere ( 望 ) può essere tradotta in desiderio, speranza, ambizione.
I giapponesi sono un popolo invidioso? Non lo so e credo che importi poco saperlo. Quello che so però è che la lingua giapponese ci fornisce una chiave di lettura interessante: l’invidia non è altro che la manifestazione del cuore che si fa pietra, incapace di amare e apprezzare veramente se stesso e che prova bramosia per i successi, le ambizioni e le speranze degli altri. Non ha nulla di proprio, l’invidia. Tutto è rivolto all’esterno. L’invidia è come una luce che riflessa in uno specchio finisce per accecare chiunque la guardi.
“L’invidia è femmina” ci hanno sempre ripetuto, i maschi. Ormai questa frase è talmente insita nella società che nemmeno ce ne rendiamo più conto. Ma l’invidia in realtà ci tocca tutti - ma proprio tutti - indistintamente. Come un serpentello striscia piano piano nel nostro sistema di valori e ingoia tutto ciò che c’è di buono misurando il nostro successo utilizzando come parametri i risultati/traguardi della vita degli altri. Cosa ci può essere di più sbagliato e senza senso che pensare che la vita degli altri sia perfetta solo perché magari hanno quel poco/tanto più di noi? Solo perché magari hanno postato una foto in cui sorridono non è detto che dietro non ci sia la tristezza di qualcosa che manca o che addolora. Gli inganni della società moderna sono ormai come gli specchi per le allodole, ci attirano nell’illusione della vita perfetta e ci portano molto distanti dalla realtà. La vita è fatta di problemi. Se non ne hai questo significa che non stai veramente vivendo.
La parola “problemi” poi andrebbe ridimensionata almeno nel suo utilizzo quotidiano. Che cos’è veramente un problema? Qualcosa che attende di essere risolto, ecco cos’è. Ma quando hai determinate difficoltà, ostacoli e vicissitudini non le vedi più come dei “problemi” ma semplicemente delle “cose da sistemare” e le risolvi. Punto. E vai avanti. I problemi ce li hanno tutti, anche quelli che stai invidiando o che invidi da anni pensando a come sarebbe bello vivere la loro vita sempre con la valigia in mano oppure avendo la loro posizione lavorativa di successo o la loro famiglia del mulino bianco.
La vita è altro e il suo significato va oltre tutte queste “facciate”. Dobbiamo imparare a misurare la nostra felicità non solo in base ai nostri traguardi ma anche ai nostri fallimenti, accettare anche quelli ma non per questo sentirci inferiori a chi ha di più o ci sembra essere più felice e stare meglio di come stiamo noi.
Il piacere e il desiderio saranno insaziabili per tutta la vita. Non ci sarà mai un modo per placarli o soddisfarli, saremo sempre spinti a volere di più di quello che già abbiamo. Imparare ad amare noi stessi e ciò di cui già disponiamo è la chiave di svolta nel processo di gestione dell’invidia.
Ciascuno di noi ha la capacità di scelta e la responsabilità delle scelte che compie. Solo questo dovrebbe essere il motore di avviamento della vita di ciascuno, il resto - per come la penso io, nessuno me ne voglia eh! - è solo un rifugio di chi preferisce stare a guardare/parlare piuttosto che rimboccarsi le maniche ed agire. Più che invidiare gli altri sprecando preziose energie dovremmo invece lasciarci ispirare e compiere azioni concrete per dare una svolta alla nostra vita.
È il nostro sistema di valori che determina la nostra felicità. Se lo modifichiamo e lo rendiamo più vicino alla nostra realtà possiamo scoprire che nel nostro piccolo abbiamo già tanto di cui gioire, e scoprire magari in futuro che chi tanto invidiavamo forse stava messo peggio di noi.
Ti lascio con una meditazione che sto ascoltando quasi ogni giorno e mi sto trovando molto bene:
Grazie per il tuo tempo, ti auguro sereno weekend di pace e di relax!
Eleonora.