“Non ho voglia né di dimostrare, né di stupire, né di divertire, né di persuadere. Ho i miei nervi, i miei vapori. Aspiro a un riposo assoluto e a una notte continua. Cantore di folli voluttà di vino e oppio, non ho sete che di un liquore sconosciuto sulla terra, e che neppure la farmaceutica celeste potrebbe offrirmi, - di un liquore che non conterrebbe né la vita/vitalità, né la morte, né l’eccitazione, né il niente. Nulla sapere, nulla insegnare, nulla volere, nulla sentire, dormire e ancora dormire, tale è oggi il mio unico voto. Voto infame e disgustoso, ma sincero.” Charles Baudelaire
Charles Baudelaire - e chi meglio di lui altrimenti - ci introduce con questa citazione al quinto dei nostri amati vizi. Processato e accusato di scandalo per la pubblicazione della sua celebre raccolta di poesie I Fiori del Male, il poeta maledetto ha descritto la società della sua epoca - ma direi perfettamente adattabile anche alla nostra - in tutta la sua volgarità e sregolatezza utilizzando una metrica rivoluzionaria. Baudelaire parla dei vizi, dell’ ozio e della voluttà di una società già consumata dal peccato ma gli era ancora sconosciuta la più grande delle dipendenze moderne: la tecnologia.
Ora facciamo un passo indietro e vediamo insieme la definizione di accidia. Ti chiedo di prestare attenzione perché l’argomento di oggi è molto denso e più complesso di quel che sembra.
» L'accidia, o acedia, è l'avversione all'operare, mista a noia e indifferenza e pigrizia.
» L'etimologia classica fa derivare il termine dal greco ἀ (alfa privativo = senza) + κῆδος (= cura), sinonimo di indolenza, per il tramite del latino volgare acedia. Wikipedia docet.
Si evince dunque che l’accidioso non è altro che una persona che non si assume la responsabilità di essere, di agire e di scegliere ciò che è meglio per se stessa, rifugiandosi magari nell’alcool o nell’assunzione di droghe. Se ti è capitato di vedere la serie Euphoria - una delle mie preferite in assoluto dopo The O.C. - possiamo identificare nel personaggio di Rue (che ho adorato) tutte le caratteristiche della persona accidiosa. Rue è affetta da una totale mancanza di voglia di vivere e di essere se stessa che si è accentuata con la morte del padre - un trauma mai superato - e per questo motivo si rifugia nel consumo di sostanze che tra l’altro anestetizzano anche dei suoi problemi di salute. Un bel casino insomma!
Rue interpretata da Zendaya nella serie Euphoria
E’ come se la nostra vera personalità giocasse a nascondino con noi stessi e facesse di tutto per non farsi trovare restando celata da un’apparente indifferenza verso il mondo. Dopotutto anche l’indifferenza è una forma di pigrizia, n’est pas? Il vero problema sta nel fatto che l’evitare di prendersi cura di se stessi è semplicemente una tecnica di autodistruzione. Prima o poi dovrai farci i conti.
In Giappone - ma anche in Italia - si è diffuso un fenomeno molto triste di alienazione soprattutto che coinvolge i più giovani. Questo fenomeno è identificato nella parola giapponese hikikomori (引き籠もり) il cui significato letterale è “tirarsi in disparte”. Gli hikikomori decidono di prendere le distanze da una società che non li accetta o di cui temono il giudizio e finiscono di conseguenza nella spirale della depressione e della dipendenza da internet. Infatti, solamente stando dietro ad uno schermo si sentono liberi di essere ciò che vogliono.
Alla base dunque di questi comportamenti stanno i principi fondamentali di creazione della propria identità personale: l’accettazione di sé e la libertà di espressione. Posso facilmente comprendere come il senso di solitudine - anche se estremo nel caso degli hikikomori - possa influenzare i nostri comportamenti soprattutto avendo vissuto a Tokyo. Rispetto ad altre metropoli del Giappone è forse quella in cui la vita è molto spesso alienante se non hai un personale gruppo di riferimento e c’è chi arriva addirittura ad affittare degli amici per fare conversazione. Basta camminare per le zone centrali per vedere tutti (o quasi) camminare e guardare allo schermo del telefono. La mancanza di contatto e di un punto di riferimento all’epoca mi ha fatto capire quanto la carriera lavorativa che stavo intraprendendo costasse un prezzo troppo alto e che io non ero più disposta a pagare.
Dunque miei cari accidiosi del Terzo millennio - per non dire tutti noi - che vi rifugiate dietro lo schermo di una vita digitale e sempre meno analogica, è tempo di uscire dal vostro guscio e vivere.
“Gli smartphone, la connessione wireless onnipresente e le piattaforme digitali che interconnettono miliardi di persone sono innovazioni importantissime! Pochi studiosi seri ritengono che sarebbe meglio ritornare ad un’era pre-tecnologica. Ma al tempo stesso le persone sono anche stanche di sentirsi schiave dei propri dispositivi. Questa situazione crea un paesaggio emotivo confuso in cui apprezziamo la possibilità di scoprire su Instagram immagini che per noi sono fonte di ispirazione, mentre al tempo stesso ci innervosiamo perché ques’app invade lo spazio delle ore serali che in precedenza dedicavamo a chiacchierare con gli amici o alla lettura.
[…] Marco Aurelio si domandava: “Vedi come sono poche le condizioni che una persona deve assicurarsi per vivere una vita appagante e nel rispetto degli déi?”
Estratto dal libro Minimalismo digitale, Cal Newport
Se state anche voi alimentando il girone della pigrizia - seppur inconsciamente perché ormai scorrere il dito sul telefono è diventato uno dei movimenti più automatizzati del nostro secolo - il fatto di rendervene conto è già un buon inizio. La consapevolezza prima di tutto. Il passo successivo è lasciare andare la paura. La paura del vuoto. Quella che in gergo è indicata con l’abbreviazione FOMO (fear of missing out) ovvero la paura di perdersi qualcosa. Credetemi, non vi state perdendo nulla se non la vita che potreste vivere. E il motivo è tutto qui: ciò che è destinato a voi vi troverà in ogni caso (e non solo l’anima gemella) a patto che riprendiate il contatto con il vostro sé. Disconnettetevi, uscite, pubblicate solo se volete oppure godetevi quella piccola libertà di non essere obbligati a far sapere a tutti dove siete e cosa state facendo. Prendetevi cura di voi stessi, non buttate il tempo in azioni, in cose o con persone che non fanno per voi: selezionate con cura! E in ultima battuta, non abbiate paura di essere voi stessi e di andare contro corrente. Sentitevi liberi!
Ti lascio con questa canzone meravigliosa suggeritemi da Guido.
Ti auguro di trascorrere un fine settimana di vita vera,
Eleonora.