Capitolo 6: Gola e Lussuria
Smettila di riempire il vuoto che senti e lascia lo spazio per qualcosa che arriverà
“Amore e desiderio sono due cose distinte: non tutto ciò che si ama si desidera, né tutto ciò che si desidera si ama.” Miguel de Cervantes
Se ti stai chiedendo come mai ho riunito Gola e Lussuria in una puntata unica scoprirai presto il perché, porta ancora un pochino di pazienza… intanto ti anticipo già che nella prossima uscita andremo a chiudere il cerchio. Apparentemente potrebbe sembrare insolito il collegamento tra i due vizi di Gola e Lussuria ma a rifletterci bene in realtà hanno moltissime cose in comune: il primo si manifesta con l’incapacità di moderarsi nell'assunzione di cibo o, più in generale, nell'oralità (anche gli alcolisti e i fumatori accaniti commettono peccato di gola, lo sapevi? io no!); mentre il secondo corrisponde all’abbandono ai piaceri del sesso tramite il desiderio ossessivo e smodato di soddisfare la carnalità. Il cibo è la prima forma d’amore mentre fare l’amore è un modo per manifestarlo. Entrambi dunque adempiono allo stesso scopo: con la soddisfazione di un’esigenza del corpo riempiono un “vuoto”, una mancanza d’amore che finisce nell’assunzione smodata di cibo oppure nell’attività sessuale. L’amore è la chiave. Ma ci arriviamo dopo.
Le eterne contraddizioni del Giappone non potevano ignorare questi due vizi. La declinazione è perfettamente in linea con quel filone di eccentricità alla giapponese. In Giappone infatti tra i divieti più assurdi compare proprio quello dell’obesità. Pare che vi sia proprio una legge che la vieti. Chissà se è veramente questo il loro segreto per restare in linea. Quando vivevo a Tokyo ed ero ancora una studentessa, guardando la tv mi sembrava che ci fossero solo programmi sul cibo, drama - le classiche soap opera giapponesi - oppure nonsense (hai presente Takeshi’s Castle?). Il cibo è uno dei temi più gettonati dei programmi televisivi giapponesi ma ultimamente mi sembra si sia diffuso anche qui da noi: se ne contano 128 in Italia (attivi e non) contro gli 80 (attivi e non) giapponesi. Ossessione o dipendenza? La risposta sta al singolo o al palinsesto.
Una serie firmata Netflix ispirata ad un fumetto i cui protagonisti sono i clienti di un ristorante apparentemente comune che instaurano nuovi legami condividendo la passione per piatti non convenzionali.
Ma veniamo all’argomento più piccante, parliamo di sesso. Durante la mia vita da espatriata rimasi abbastanza sconvolta quando in un combini (mini-market h24) scoprii che esistevano delle pubblicazioni in cui venivano esattamente spiegati tutti i passaggi per corteggiare una ragazza (e anche molto altro). Un vero e proprio manuale d’uso. Dall’altra parte però ero a conoscenza anche dell’aspetto più erotico, quello che si trova spesso anche nei manga e negli anime (seni gonfi e gonne corte). Basta fare un giro nel quartiere di Akihabara, il quartiere definito “elettronico” ma con risvolto più che elettrizzante! E’ un gioco sottile di perversione ed innocenza quello che in Giappone ha creato veri e propri business: dalla classica vendita di indumenti “specializzati” ai Love Hotel accessoriati in cui appartarsi e trascorrere delle ore con il partner e/o l’amante. Tutto questo è permesso grazie all’assenza del giudizio e del concetto di peccato/senso di colpa di cui le dottrine occidentali sono pervase rispetto a quelle orientali, più permissive e liberatorie. Nella tradizione religiosa giapponese infatti Buddhismo e Shintoismo hanno una visione della sessualità più moderna e aperta nel quale il godimento è l’arte di procurarsi il piacere divertendosi e con gioia. E questo mi ha fatto pensare subito al fotografo giapponese Nobuyoshi Araki, amato anche dagli stilisti di moda, che ha consacrato ad arte la sua visione della sensualità.
Nei film di solito dopo il sesso i protagonisti (o uno dei due) fumano una sigaretta. A questo punto, visto che siamo in argomento dipendenze tanto vale spendere due parole anche sulle sigarette e alcool. Parlando di divieti, in Giappone ci sono tantissime aree fumatori - anche nei treni e nei ristoranti - ma è vietato fumare per strada. Sembra però che con la pandemia le cose siano cambiate. L’assunzione di bevande alcoliche invece è un aspetto più connaturato nella loro cultura. Ci sono delle vere e proprie regole ed è una parte di aggregazione molto importante dalla quale difficilmente, se lavori in azienda ad esempio, ti puoi esentare. Spesso e volentieri si trovano i salary man - dipendenti delle aziende di solito del settore terziario - ai lati delle strade con tutti i postumi della sbornia. Certi si rialzano al mattino e come se niente fosse ritornano in ufficio senza nemmeno passare per casa (mi sono sempre chiesta come facessero).
E’ questo l’incastro di contraddizioni che mi ha fatto innamorare perdutamente del Giappone: la capacità di inquadrare tutto in un schema che funziona (procedure - divieti - treni puntualissimi) ma allo stesso tempo la libertà (quasi) assoluta di manifestare se stessi come meglio si crede, nonostante tutto.
Dopo questa carrellata socio-culturale, tiriamo le somme. Riprendiamo da qui:
“Considera che il vuoto che senti non è per qualcosa che ti manca, ma lo spazio per qualcosa che sta per arrivare”
Le dipendenze sono delle catene. Crediamo di essere noi i protagonisti - smetto quando voglio - invece siamo talmente succubi che a volte nemmeno ce ne rendiamo conto del tunnel che ci sta divorando. Mangiare in modo sregolato, bere e fumare senza tregua, un’attività sessuale sfrenata e senza sentimenti, ma anche lavorare H24 - sempre connessi - sono tutte dipendenze che portano al degenero e alla mancanza di equilibrio. Le dipendenze sono diverse dalle tentazioni che invece, secondo Oscar Wilde, andrebbero assecondate in quanto è l’unica via per liberarsene. Nessuno ci chiede di essere perfetti o di non avere debolezze , anche perché ti svelo un segreto: NESSUNO E’ PERFETTO. Ma se non impariamo a gestire i nostri istinti e a creare le basi del nostro equilibrio, nessuno potrà mai farlo per noi. Se noi non ci amiamo per primi, non siamo in grado di dare un freno a ciò che ci distrae ma che finisce per logorarci continueremo ad attirare situazioni, dipendenze nuove e persone sbagliate.
L’amore è la chiave che apre la porta della libertà dalla schiavitù di queste dipendenze, perché non sono nient’altro che questo: un mero attaccamento alle cose più materiali che abbiamo il cibo e il nostro corpo. Il cibo è il nostro nutrimento, la nostra fonte di vita; il nostro corpo è il nostro tempio, mens sana in corpore sano. Imparare a lasciare che il “vuoto”, lo spazio vitale si crei anziché averne paura, ma accoglierlo a braccia aperte può solo che portarci le novità che stiamo aspettando. Non dobbiamo per forza riempirlo con il cibo, le sigarette, il sesso e l’alcool o qualsiasi altra cosa.
Nel Buddhismo, semplificando di molto il concetto, i nostri comportamenti - che sono intrisi di confusione - vengono distinti in azioni distruttive ed azioni costruttive, ad esempio: se continuo ad eccedere con l’alcol prima o dopo il mio fegato avrà problemi (azione distruttiva), se bevo con moderazione e so gestire il mio divertimento in modo sano senza eccessi il mio corpo lo smaltirà in fretta (azione costruttiva). Come ti senti dopo aver “esagerato”, ti chiedi mai se sei più felice di prima? Ti vuoi più bene rispetto a prima? Penso sia questa la chiave di lettura e le domande che ci dovremmo porre. La soluzione però, sta sempre a noi trovarla perché io vorrei avere tutte le risposte e le chiavi per aprire tutte le porte ma purtroppo - o per fortuna - questa vita è una continua scoperta. Ciascuno di noi è alla ricerca della propria verità.
Ti auguro un buon weekend, che lo zen sia con noi!
Eleonora.