“Quando scrivo qualcosa, di solito penso che è molto importante e che io sono un grandissimo scrittore. Credo succeda a tutti. Ma c’è un angolo della mia anima dove so molto bene e sempre quello che sono, cioè un piccolo, piccolo scrittore. Giuro che lo so. Ma non me ne importa molto. “ Natalia Ginzburg, Le piccole virtù.
Oggi vorrei condividere con te una piccola gioia arrivata questa settimana: il logo che utilizzo in ogni newsletter finalmente è stato registrato. Ci sono voluti ben dieci mesi di attesa - grazie burocrazia italiana! - ma sono orgogliosa di annunciare che questo è solo l’inizio di un cammino più lungo che darà alla luce altri progetti paralleli a cui sto lavorando da tempo. E questo te lo dico - non per vantarmi anzi - ma perché le cose belle prima o poi succedono, nonostante tutto. Quindi, mai mollare!
Tokonoma - piccolo altare con pergamena e fiori - posto nella stanza dedicata alla cerimonia del tè. La scritta cambia con il passare delle stagioni e questa in foto 「天地無私春又帰」significa che “Non importa cosa succeda - a me alla terra e al cielo - alla fine la primavera arriva sempre.”
Cominciamo. Ho riflettuto a lungo sul tema della superbia, su come trattarlo e su come posso nel mio piccolo contribuire a migliorare la gestione di questo “vizio” un po’ ingombrante direi. La prima cosa che mi è venuta in mente è stata la cerimonia del tè. Da qualche mese a questa parte seguo delle lezioni di cerimonia del tè per imparare a servirlo a miei ospiti e il collegamento con il capitolo della superbia mi è parso subito immediato. Nella newsletter dello scorso lunedì quando ti invitavo a ridurre il tuo ego alla forma più piccola che potessi immaginare, mi sono esercitata anche io ed ho pensato proprio alla tazza di tè da utilizzare come contenitore.
Riduci il tuo ego ad una tazza di tè, imparare a gestirlo sarà proprio come berlo! ho pensato dentro di me.
Credo che dargli una forma, una dimensione e uno spazio da occupare ci aiuti a prendere coscienza dei confini del nostro ego ricordandoci anche che la nostra libertà finisce dove inizia quella degli altri. Essere rispettosi dei propri spazi e di quelli altrui è da sempre una connotazione molto forte della cultura giapponese dove le file sono ordinate ed ogni cosa e persona sembrano avere il giusto spazio. Anticamente nelle case dei monaci che tenevano la cerimonie del tè l’ingresso era volutamente più basso per invitare a chi entrava di porsi in modo umile e rispettoso. Inoltre il rituale prevede una procedura da seguire anche per gli ospiti e non solo per chi offre la cerimonia.
La sensei impegnata a preparare il tè. Ogni oggetto è posizionato e spostato secondo uno schema e un ordine preciso.
La lezione di cerimonia del tè è di sabato. Mi piace prendere il treno e passeggiare per la città per arrivare alla casa della sensei1. Ogni volta c’è il sole e nelle prime ore del pomeriggio il centro è poco affollato. I negozi sono ancora chiusi. Il caos del fine settimana deve ancora riversarsi nelle vie principali. Cammino ad andatura veloce per circa venti minuti e quando arrivo a destinazione fisso il portone verde, respiro profondamente e suono il campanello. E’ impeccabile con il suo kimono e il vassoio con i dolcetti che ha preparato per la cerimonia, mi saluta con un cenno del capo e mi sorride conducendomi sulla rampa di scale che porta alla stanza in stile giapponese dove si terrà la lezione. Osservo incantata i motivi floreali sempre diversi del kimono, i suoi geta2 avanzare sugli scalini a passi lenti e ben calibrati. La stanza è minuscola ma non manca nulla. Un piccolo paravento ripara dalla luce frontale della finestra, sulla sinistra c’è un mobile con tutti gli strumenti per la cerimonia del tè, per terra la stanza è tappezzata di tatami3 e l’incenso diffonde il profumo della serenità. Mi tolgo le scarpe come vuole l’usanza giapponese che negli anni ho imparato a fare mia. Mi reco vicino al mobile con le tazze e gli strumenti per il tè e procedo con la pulizia delle mani: prendo il mestolo di bambù e verso l’acqua prima su una mano, poi cambio e lavo l’altra e poi torno a lavare di nuovo la mano che ha impugnato il mestolo. Mi asciugo le mani con un piccolo asciugamano bianco che ho portato da casa e appoggio i miei anelli sul mobile. In questa stanza non sono più sposata, fidanzata, moglie, figlia, impiegata. Sono io, e basta. Mi faccio contenitore degli insegnamenti della maestra, sono come una tazza vuota che aspetta di essere riempita con il tè. Mi annullo completamente se non per recepire i comandi e le indicazioni che mi vengono fornite. Seguo tutti i suoi movimenti, cerco di imitarla al meglio che posso. Quando sbaglio mi rassicura, con calma e pazienza ripetiamo. E così mi sento piccola piccola ma viva. Mi sento in pace, finalmente. La mia mente è calma e mi da tregua. Il tempo della lezione scorre veloce ed è già ora di tornare in stazione. Esco fuori e mi aspetta ancora il sole. Mi sento aria, leggerissima. In treno ripenso alla lezione appena trascorsa, a quanta bellezza conteneva quella tazza decorata, ora con il tè verde e ora senza. Ripenso alla forma delicata e minuziosa del dolcetto ripieno di azuki4. Penso a quanto tempo e passione abbia impiegato la sensei per prepararlo e che quasi è un peccato mangiarlo. Tutto questo mi tocca il cuore e torno a casa felice.
「菜の花」Na no hana, dolcetto a forma di fiori di colza realizzato dalla sensei.
Spero con questo breve racconto di averti trasmesso il messaggio di spogliarsi di tutto ciò che quotidianamente ci definisce: occorre farsi piccoli piccoli senza aver sempre la pretesa di prevaricare gli altri con il nostro ego. In cuor mio spero anche che raccontandoti della lezione di cerimonia del tè ti abbia portato anche solo per poco in un’altra dimensione, ma ricca di significati. Mai come ora ne abbiamo così bisogno.
Ti auguro un settimana all’insegna della spensieratezza e dello zen!
Grazie per il tuo tempo,
Eleonora.
Sensei in lingua giapponese significa insegnante ed è un titolo che si usa per rivolgersi in maniera rispettosa verso il proprio insegnante utilizzandolo con il significato di “maestro”.
Geta, sandali tradizionali giapponesi.
Tatami, è la pavimentazione tipica delle case tradizionali giapponesi realizzata in quadrati divisi di paglia intrecciata.
Azuki, pasta di fagioli rossi molto dolce che solitamente si trova in molto dolci giapponesi.
I tuoi sensi sono esattamente quelli che hanno i giapponesi. Forse capisci la cultura giapponese meglio dei giapponesi medi.
Sono orgogliosa di te.